Rupi & Pio vedono:
“Arrival”
Cancellate l’immagine del poster che vende malissimo il
prodotto e dimenticate un trailer per l’Italia che fa danzare un - Indipendece
Day- new style assolutamente falso.
La traduzione letterale del titolo può trarre in inganno
dato che non abbiamo visto- arrivo- ma –continuità- caratterizzata da un tempo
circolare, un tempo senza un ordine umano che ricorda quello dei calendari di
antiche civiltà.
LEI
Dalla sua spettacolare e geometrica casa lascia trapelare un
dramma personale che sembra costringere il pubblico alla noia. Una fase di
depressione post-traumatica assolutamente giustificata ma pesante e già vista
mille volte sullo schermo. Troppa femminilità in una sola telefonata con la
madre.
Si aggiunga però che la donna protagonista è anche
un’insegnate ed una esperta traduttrice e conoscitrice di lingue che l’esercito
USA è costretto a –ricontattare- lasciando intuire una sua precedente
avventura.
In un altro film la stessa attrice (vicentina signori!) era
una Lois Lane un po’ esasperata ed esasperante,
questa volta in questo ruolo può provare a rifarsi!
Quel naso
terribilmente affilato ci racconta chi è LEI e perché dovremmo fidarci.
L’ALTRO
Un soldato in uniforme di rango elevato che invita
gentilmente la professoressa a partecipare al progetto che vede l’umano ad
ascoltare le parole suonanti degli ospiti confida immediatamente un senso di
elegante potere. Quello che da qualche anno l’esercito filmico del Nord America
cerca di lasciar immaginare al pubblico.
Combattenti dalla grande esperienza ed i modi per bene sono
il risultato dell’immagine buonista della guerra che siamo molto curiosi di
veder cambiare dopo le elezioni USA (divagazione premonitiva)
Questo omone è però anche un ascoltatore che comprende il
prossimo e si fida della donna prelevata dalla sua vita nel nome dell’incontro
interspecie.
L’attore lo abbiamo da poco visto in un film in cui lo
spazio è la realtà quotidiana ed in cui è pronto ad immolarsi per un bene
comune in cui crede, un bravo soldato ed un ottimo capo è lo stereotipo che si
percepisce in sala.
Una buona scelta in realtà perché quell’occhio pigro si
riconosce tra mille ed è proprio il punto di incontro tra il rude e la
normalità.
LUI
Uno scienziato coraggioso che
comprende immediatamente il potenziale della sua compagna ( e crediamo sia
chiaro che la desideri dal secondo 3 del loro incontro) e la rispetta al punto
da non metterla mai in ombra forse anche in maniera un po’ esasperante.
Quest’uomo è pronto a fare molte
domande ma si limiterà a comprendere le risposte per quanto saranno dolorose.
Siamo abituati a vedere questo
attore ricoprire il ruolo di un supereroe molto umano, forse troppo rispetto ai
propri alleati ma in grado di essere preciso e freddo fino a centrare il
bersaglio.
Si tratta quindi di una scelta non
casuale, per questo tipo di –situazione- ci vuole uno che sappia quello che fa
nonostante sia circondato da esperti.
Azzarderemmo l’idea che –Arrival-
riassunto sia sulla celebre lastra di metallo incisa inviata nello spazio in
cui c’è tutto, lui e lei che sonno esattamente normali, esattamente umani,
ovviamente caucasici.
L’astronave è lì dietro la coppia
insieme al monolite di -2001 Odissea nello spazio- ed anche le due scritture
circolari e la mappa del viaggio.
Era già tutto scritto, bisognava
girarlo, l’unica differenza è che il maschilismo intrinseco che fa dell’uomo
colui che a mano aperta saluta mentre la donna zitta osserva viene capovolto e
lo abbiamo visto proprio nell’azione della traduttrice che appoggia la mano sul
vetro per entrare in contatto con gli alieni.
LORO
Non sono come te li aspetti o
meglio come ci hanno abituati ad immaginarli.
Prendi delle zampe di elefante e
fanne fuoriuscire sette tentacoli in grado di produrre inchiostro vivo.
Dagli un’ambientazione di fumo liquido e bianco in una sala delle visite
in modalità carcerati che possono finalmente parlare con le mogli ed i figli.
Per un secondo, forse solo nella testa di Rupi e Pio, durante
una loro apparizione si intuisce la stretta testa che ricorda un dio Sciacallo,
particolare presente anche in un frammento di papiro in casa della traduttrice
per mezzo secondo ed in effetti la sensazione che si vive mentre –arrivano- in
scena è che gli Dei siano pronti a presentarsi.
Questi alieni non comunicano
telepaticamente (Indipendence days) , non parlano l’inglese (E.T), non usano segnali di luce e
note (Incontri ravvicinati del terzo tipo), non hanno cervelli giganti (Mars
Attack), non sono un virus (Invasione degli ultracorpi), non temono la
kriptonite (Superman), non sono coperti da armatura (Ultimatum alla terra), non
assorbono gli umani (La cosa), non sono oscuri (Sign), non sono blu (Avatar),
non perdono bava corrosiva (Alien), non cacciano (Predator), non fanno ridere
(MIB) e non rapiscono gli umani (Il quarto tipo).
Sono completamente nuovi per
quanto hanno il gusto di qualcosa di incredibilmente antico.
Sono presentati come grandi bestie
ma naturalmente dall’infinita conoscenza.
Una conoscenza che l’umanità
potrebbe volere.
La loro astronave oltre a
ricordare una vela, un seme un disco verticale, una vulva, una culla, sigaro,
monolite ecc ecc ( gli esempi si
sprecano) sembra soprattutto composta dal lo stesso materiale pietroso di una
millenaria lavagna.
Di fatti proprio attraverso una
lavagna inizieranno le comunicazioni e l’addentrarsi in questa formazione in
cui la realtà si capovolge e le leggi della fisica umana si alterano è un po’
come una puntata di -Esplorando il corpo umano-
Abbiamo visto i globuli bianchi
risalire un condotto per arrivare al pannello del cervello.
La differenza è che i protagonisti
camminano sulle pareti di un claustrofobico tunnel di pietra verso la luce.
Le astronavi giunte sulla terra
sono 12 come le dodici tribù e dodici altri esempi, non siamo riusciti a
trovare in internet una mappa che evidenzi i 12 atterraggi ma ci piacerebbe
analizzare i luoghi.
Nonostante la disparità da un capo
all’altro del mondo tutti sono in contatto in una fase di terrore e curiosità
ma quei cattivoni dei giapponesi e dei russi hanno il grilletto facile e fanno
tremare un po’ le gambette a tutti.
Per fortuna la nostra traduttrice
inizia a spiegarsi ed a comprendere il fondamentale linguaggio scritto.
Il processo di sviluppo è davvero
accattivante ed il cielo benedica i mega –computeroni- che fanno tutto il
lavoro sporco di catalogazione di centinaia di parole circolari.
Questi tondi imperverseranno per
un po’ wazup crediamo, tutti si invieranno immagini simili.
La scrittura vibrante e fumosa è
la chiave della storia dato SPOILERONE è il dono che gli alieni vogliono fare
all’umanità, una scrittura in grado di prevedere il futuro.
A questo punto del film ci è
balenata in testa la scena di un gruppo di sceneggiatori intorno ad un tavolo
ricoperto di scartoffie che tracannano da tazzoni bianchi brodaglia calda.
Sono tutti un po’ agitati e devono
inventarsi qualcosa che renda –Arrival- epico e non è facile!
Mentre si prendono in giro tra di
loro stanchi ed un po’ provati uno solleva la sua tazza e trova sotto la
soluzione.
Il caffè fuoriuscito dal bordo è
colato lungo la ceramica ed ha marchiato il foglio sottostante e Booooom!
Ecco una scrittura imprecisa e
tonda ma ci vuole di più.
CAFFè
CAFFè
CAFFè
Fondi di caffè!
Cosa si fa con i fondi di caffè…
si prevede il futuro!
E doppio Booooom! Il film è
risolto!
Perdonate la narrazione sonora ma
è proprio così che potrebbe essere andata e per fortuna!
L’idea ci piace molto!
La scrittura ha di per sé il
potere di prevedere il futuro perché possiamo metter nero su carta un
voto,un’idea o una promessa che si realizzeranno.
La connessione tra comunicazione e
previsione ci svela che la protagonista ha previsto i suoi dolori futuri ma ci
ha lasciato un dubbio… Tom allora già ha percepito che perderà Jerry nella
scena dell’esplosione. Così come la donna lascia che tutto accadrà, l’alieno
lascia che il suo compagno perisca per salvare gli umani. Epico Tom!.
L’istinto nel prevedere il futuro
è provare a cambiarlo, forse
migliorarlo, se si intuisce che quel bicchiere verrà rotto passandoci vicino si
starà attenti ma il coraggio e la pace
sono nel continuare lo stesso a lasciar cadere e rompere quel vetro.
Tutto questo concetto e la visione
di esso è accompagnata da una musica che definiremmo – gocciolante- come lo scorrere
dell’acqua e del tempo.
Un continuo di sensazioni
registrate fluttua intorno allo spettatore.
Quando l’alieno Tom e la
protagonista si trovano faccia a faccia sembrano avvolti da qualcosa di
impalpabile e galleggiano su di un pavimento spugnoso che sembra vetro che non
ferisce simile ad un fondale.
Come imprigionati in un acquario
per pesci cristallizzato in azoto liquido.
La comunicazione verbale delle
creature è marina simile a quella delle balene e questa sensazione liquida
impregna tutto il film con qualche nota meravigliosa che ricorda le così dette
-trombe di Dio- che oltre ad un omaggio alla -Guerra dei mondi – ricorda
qualcosa di terribilmente reale (vedi link
per averne un’idea https://www.youtube.com/watch?v=zLE53jPMtuo
)
La storia è chiaramente un
palindromo e può essere vissuta al contrario.
Un po’ come se fosse raccontata
cronologicamente ma si stesse svolgendo al contrario.
Una frase ed un numero dal futuro
giustificano cosa è accaduto nel passato e creano la catena circolare ed
indistruttibile che regge il film.
Perché effettivamente il film
funziona.
La noia dei sentimenti umani
sembra preponderante e gli stereotipi sui nemici e la ricerca della pace sono
temi mille volte affrontati ma non per questo di ridotto valore.
Sono arrivati ma per l’idea
continuativa e circolare del film dovrebbero anche tornare!
Probabilmente lo faranno perché
non si parcheggia su di un pianeta donando il -bene più grande- se non ci si
aspetta un grande favore in futuro.
Parole cult
GUERRA IN SANSCRITO – KANGAROO-
ARMA – HANNAH
Rupi & Pio
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