Treasures from the Wreck of the Unbelievable - Damien Hirst
Treasures from the Wreck of the
Unbelievable_ Damien Hirst
Voce del verbo “epicizzarsi”
8 Aprile 2017,
dopo lunga attesa, Punta Della Dogana e Palazzo Grassi, doppi cuori di una poco
pulsante Venezia hanno grondato stupore.
Damien è tornato
e con lui tutta la carica emotiva che travolge chi ancora non ha compreso il
suo talento più grande.
Hirst è un
personaggio epico, capace di “automiticizzarsi “ con la classe che contraddistingue
il suo immaginario fatto di copie, omaggi ed esaltazioni.
-Treasures from the Wreck of the Unbelievable- apre le porte e
lo fa su di un gigante dalle unghie lunghe e la testa perduta.
Un Dio ricoperto
di tempo dal prepuzio dettagliato (a scapito di ano e capezzoli forse tuttavia
ancora scandalizzanti) che sorregge l’esposizione allestita nella sede di
Palazzo Grassi.
Questo Atlante
abnorme è circondato dalle idee del suo creatore che vanno dalle piccole
sculture preziose ai disegni in stile incorniciabile.
Kalì, Cerbero,
Idra, Topolino, Pippo ed i Transformers sauri, idoli di epoche diverse ma dallo
stesso potere si presentano anticati e costosi.
La storia che
Hirst ci racconta (grazie al cielo qualcuno si è ricordato che l’arte ha il
potere di narrare qualcosa e non solo venderlo) è avvenuta sotto il livello del mare.
In video i sub
danzano fingendo di recuperare i reperti da una infinita ed inabissata
imbarcazione.
Le meraviglie
salvate dai flutti richiamano culture d’ogni dove, India, America del nord,
Latino America, Nord Europa Africa nera, Egitto e Sud Africa.
Un mix di storie
e soprattutto materiali meravigliosi.
Mentre tutti
vendono magliette e quadri astratti Hirst regala nuova vita al concetto della
scultura e lo fa in grande mostrando maschere d’alabastro, vasi di marmo bianco,
copricapo d’oro e mostri d’argento.
Grazie ad Hirst i numerosi tumori
della pelle di Joseph
Merrick sono mutati in coralli e spugne marine ed il Vacanti mouse diviene
parte integrante del gigantesco piede di marmo di Campo Marzio che nella realtà troneggia poco lontano dal Pantheon.Rihanna e Yolandi
Visser sono scolpite come le dee che per alcuni rappresentano e la
Piedra del Sol non ha mai terrorizzato nessuno con il suo calendario che segnava
la fine del mondo civilizzato perché è appena stata tirata fuori dalle acque.In una città come Venezia dove l’acqua è l’origine e la
morte, esporre dei falsi tesori naufragati è molto di più che un allestimento
su misura, è una critica oltraggiosa che tutti hanno applaudito.Mentre Damien si preparava per il concerto dei Red Hot Chili Peppers tutti noi con l’invito dai
caratteri argento su nero passeggiavamo nei meandri della sua causa,
sbalorditi.Consci però di
essere in un museo archeologico del lusso, in un gabinetto delle meraviglie di
un finto marinaio o meglio ancora nella wunderkammer di un falso esploratore
nutrito però dalle storie di migliaia di anni e centinaia di autori.Hirst torna a
regnare e lo fa con i suoi scorpioni d’oro e le sue Nefertiti dalle teste
divine passando per conchiglie e barriere coralline di ferro e bronzo.
Galleggiano le sue opere poco lontane dall’acqua di cui si vantano di esser state parte e si imprimono nella memoria degli accorsi che finalmente ricordano cosa vuol dire trepidare per una mostra e per un Artista che sa come meravigliare una nazione abituata ai musei ma non all’arte.
Galleggiano le sue opere poco lontane dall’acqua di cui si vantano di esser state parte e si imprimono nella memoria degli accorsi che finalmente ricordano cosa vuol dire trepidare per una mostra e per un Artista che sa come meravigliare una nazione abituata ai musei ma non all’arte.
Roberta Feoli
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